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COMUNITA' PARROCCHIALE DI
LAMON ARINA E SAN DONATO

PARROCCHIE DI:
SAN PIETRO APOSTOLO IN LAMON
SANTA MARIA AD NIVES IN ARINA
SAN DONATO IN SAN DONATO DI LAMON

P.zza 3 Novembre, 21
32033 LAMON (BL)
Tel. 0439-9085
Email: info@parrocchialamon it



Parroco:
Don Ivone Cavraro


Foto del Parroco

Eccomi. Mi chiamo don Ivone Cavraro, e sono nato a Cervarese Santa Croce (Padova) il 22 marzo 1956. Ringrazio sempre il Signore per quel paese che mi ha cresciuto e accompagnato negli anni che hanno maturato la mia vocazione. Sono stato educato da bravissimi salesiani al Don Bosco di Verona, e dopo una esperienza all’Università di Padova, sono entrato nel Seminario Maggiore della mia città.

Per delle vie che il Signore disegna, dopo la mia ordinazione sacerdotale ho svolto il mio apostolato a Vallo della Lucania (Salerno) e poi a Foggia. Mi ritengo un emigrato al sud della nostra bella nazione, che dopo 40 anni ritorna verso casa…

Quando il vescovo Renato mi ha parlato di Lamon, Arina e San Donato, non avevo proprio idea di questo verdeggiante altopiano. Poi, pensandoci bene, ricordo quando papà mi mandava al mercato e mi diceva di prendere i fagioli “Lamon” perché erano i migliori! E così è: sono davvero i fagioli migliori in Italia. E siccome a me piacciono, vi posso garantire che i fagioli bianchi della Spagna o i fagioli neri del Centro America sono molto buoni, ma questi di Lamon, per me, sono i migliori di tutti.

Ma voi già lo sapete. Ritorniamo a me. Dunque, mi sento come un figlio della terra veneta che torna a casa, e la mia casa, ora, è Lamon. Ringrazio il Signore per tante belle famiglie incontrate nel sud Italia: sono stati anni vissuti bene, con tanta riconoscenza al Signore per tante opere che Lui ci ha permesso di compiere.

I primi anni del mio sacerdozio li ho vissuti dentro il Seminario Teologico Missionario a Massa della Lucania (Salerno): oltre il servizio dentro il Seminario, ero parroco nella Chiesa di S. Maria delle Vittorie nel bel paesino di Massa. Una esperienza sacerdotale piena di collaborazione con educatori, professori, seminaristi e i fedeli della parrocchia. Anni intensi di apostolato e di comunione, che mi hanno permesso di vivere le prime esperienze pastorali con tanta gioia.

Dopo i cinque anni nella diocesi di Vallo, mi fermo a Roma per completare uno studio di specializzazione teologica spirituale. E poi passo nella diocesi di Foggia-Bovino. Sono stato parroco in tre parrocchie della città di Foggia: Immacolata di Fatima a Segezia (borgo rurale della città), S. Ciro e S. Giovanni Battista.

A Segezia ho donato gli anni migliori della mia gioventù. Una chiesa bella, tutta bianca e piena di luce. Una popolazione laboriosa sul terreno agricolo. Ambiente di grande fraternità e accoglienza. Dove ho potuto vivere una delle esperienze più belle del mio sacerdozio: il “Campo di Accoglienza estivo” per gli immigrati che arrivavano in quella zona agricola per la raccolta del pomodoro. Per 16 estati la parrocchia si trasformava in un grande campo che offriva tutti i servizi indispensabili a centinaia di fratelli e sorelle che svolgevano il lavoro duro sui campi. Il servizio di accoglienza iniziava alle cinque del mattino e terminava con il buio avanzato: due mesi continui, con la partecipazione di decine e decine di volontari.

Per 16 anni ho visto tutte le albe del sole estivo; ho visto migliaia di volti sorridenti che ringraziavano, o volti sfiduciati di chi non riusciva a trovare il campo della raccolta, o i volti sofferenti di chi chiedeva un sollievo per il mal di schiena. Volti, persone, storie. La comunità cristiana si adoperava tutto l’anno per organizzare il campo estivo. E lo abbiamo fatto con tanta gioia e serenità, pur dentro una serie incredibile di difficoltà create dall’insicurezza di questi fratelli e sorelle che provenivano dal nord Africa e dall’Europa Orientale. Terminata la produzione del pomodoro, termina anche l’accoglienza. Sono fasi della vita legate alla natura e alla ricerca di un lavoro per aiutare i propri familiari. A Lamon sapete molto bene cosa sono queste storie e queste scelte difficili, sempre problematiche, di chi è costretto ad emigrare per un pane.

Dopo gli anni entusiasmanti di Segezia desideravo continuare a svolgere un apostolato di evangelizzazione e “missione”: e così arriva Bigene! Africa sub sahariana, in Guinea-Bissau, al confine con il Senegal. Missionario in una terra dimenticata da tutti ma non dal Signore e dalla Chiesa. Che grande esperienza di vita, di fede, di condivisione! Sono stato il primo sacerdote presente stabilmente in questa missione, il primo parroco della parrocchia dedicata al Sacro Cuore. Le suore Oblate del Sacro Cuore erano da anni presenti in quel territorio, e avevano già impostato un’azione pastorale efficace. La presenza stabile del sacerdote ha permesso una crescita notevole dell’annuncio di Cristo in una popolazione radicata nella cultura e nelle tradizioni dell’Africa Occidentale. Gli abitanti di Bigene seguono le Religioni Tradizionali Africane, oppure sono musulmani. I cristiani erano pochissimi e senza esperienza. Eppure, in pochi anni, dei 36 villaggi sparsi in un territorio esteso su 300 chilometri quadrati, più di 20 avevano chiesto la catechesi della chiesa cattolica. Un cammino di catechesi lungo più di dieci anni per poter arrivare al Battesimo. Otto anni di vita spesa con fatica, ma con tanta serenità e gioia. Tanti aiuti ricevuti dall’Italia e tutti distribuiti direttamente a quella popolazione che vive di niente: di poco riso e di una pesca primitiva. Ma anni di vita piena, in mezzo a trentamila persone povere, deboli e sorridenti all’uomo bianco che viveva in mezzo a loro per annunciare Cristo. Ancora mi sogno quei paesaggi infiniti di sola natura e i giovani che camminavano protetti dal sole sotto i grandi alberi. Anni segnati anche da tanti dolori. Troppi morti. Troppi bambini morti per mancanza di cibo, di cure e per gli effetti dilanianti della malaria.

Dopo l’accoglienza agli immigrati, anche la missione in Africa ha segnato profondamente la mia vita. Chi è stato missionario è missionario per sempre. E a Lamon trovo tanti fratelli e sorelle che hanno familiari in missione, sparsi per il mondo. E che spero di conoscere tutti.

Dopo l’Africa di nuovo a Foggia, nell’antica parrocchia di San Giovanni Battista, in centro città. Nuove esperienze di comunione e condivisione in una parrocchia amata dai foggiani per i tanti segni che il Buon Dio ha donato a quella chiesa e a quella popolazione. A volte, dentro quella chiesa, mi sentivo quasi disorientato pensando a Sant’Alfonso Maria de Liguori che vi aveva predicato, a San Pio da Pietrelcina che vi era passato, all’immagine miracolosa dell’Addolorata “liberatrice dal colera” che vi è conservata. Tanta santità donata da Dio, e io povero prete… Dovrei raccontare tante altre cose: sono scritte nel libro della mia vita, che piano piano aprirò con voi. E tutto affido al Signore: è Lui che libera e salva!

E ora eccomi qui. Mi sento a casa! Perché con un missionario, o con chi ha uno spirito missionario, o con chi è stato od è emigrato dalla sua terra nativa, mi trovo in piena comprensione e solidarietà. Forse, anche per questo, posso dire che mi trovo bene qui.

Molte persone, nelle tre parrocchie di Lamon, Arina e San Donato, mi chiedono “come stai, come ti senti qui, come ti trovi?”. Da quando sono arrivato a Lamon, venerdì 29 luglio, per me è stata tutta una scoperta colma di gioia e riconoscenza. Vorrei dire di stupore! Ho trovato una canonica messa a lucido dai tanti volontari che hanno operato in essa per renderla bella e ospitale. Ho trovato delle persone che, da subito, mi sono sembrate brave e accoglienti. Il sabato pomeriggio sono corso sul campanile per vedere con i miei occhi lo spettacolo del concerto delle campane. Mi sono tornati alla mente i ricordi di quando ero ragazzo, e gioivo di queste esperienze che non ho più potuto rivivere per tanto tempo. E poi la bellissima veglia di preghiera del sabato sera: mi avete incollato nel banco della chiesa per seguire ogni parola, ogni preghiera.

La domenica 31 luglio mi ha accolto anche il vescovo Renato, con segni e parole di grande conforto. E poi gli alpini, la scritta di benvenuto nella Casa Comunale, gli amici da Foggia, Padova e Vicenza, un rinfresco meraviglioso… E chissà quanti altri segnali di accoglienza non riesco a descrivere!

Certo, a volte, tra di noi, ci guardiamo e cerchiamo ancora di capirci come siamo: è normale che sia così. Però io vedo tante persone belle attorno a me, e ho come la sensazione che alcuni di voi mi stessero proprio aspettando.

Vedo tanta accoglienza nel vescovo, nei sacerdoti che ho iniziato a conoscere. Con don Fabrizio e don Alberto, il Vicario Foraneo di Pedavena, mi sento in grande condivisione e amicizia, e così anche con don Dario e don Luciano che sono stati a Lamon nei primi giorni della mia presenza.

Sto cercando di organizzare la mia vita e il mio sacerdozio a servizio di queste comunità che mi sono affidate: tante cose devo imparare, ascoltare, capire. Una cosa mi è da subito chiara: questa terra “profuma” di Dio. Perché sono tanti i segni di santità che il Buon Dio ha distribuito nei nostri paesi, nella vita di tante persone che ci hanno preceduto, e nelle numerose scelte vocazionali di tanti cristiani di questa terra e ora sparsi per il mondo e consacrati al Signore.

Mi viene da pensare: continuiamo a chiedere al Signore che benedica queste nostre terre! Sono qui, con voi e per voi, proprio per chiedere che il Signore ci benedica. Ne abbiamo bisogno tutti.

Avremo modo di conoscerci meglio, ci vorrà tempo. Vi chiedo anche di avere pazienza con me: non sono così bravo come gli amici di Foggia mi hanno descritto. Ho bisogno di tempo e di adattamento a nuovi ritmi e impegni pastorali. Ma una cosa la posso dire con serenità, perché fa parte, da sempre, del mio sacerdozio: amo il Signore con totale fiducia nella sua benevolenza, e amo la Chiesa che mi ha generato alla fede e mantiene viva la mia vita con Dio. Il mio desiderio è quello di potervi aiutare a guardare al Signore con forza. Da Lui tutto proviene, a Lui tutto offriamo, con Lui vogliamo vivere. Amen!